C'è un pesante pentolone ripieno
d'acqua che bolle sopra al fuoco della mia vita. Io ci sto sopra e
mescolo. I moti convettivi portano a galla tutto ciclicamente, gioie,
dolori, ricordi, insegnamenti. Ogni tanto una bolla particolarmente
grossa schizza alcune gocce del liquido denso fuori dal pentolone, e
si spiaccica a terra, dimenticato in pochi attimi. Intanto continuo
ad aggiungere ingredienti al calderone e più ne aggiungo più sento
che avrei voluto usare meno ingredienti per questa ricetta. Non
vorrei finire con una ribollita, preferivo un risotto in bianco, ma
almeno fatto bene. Qualcosa che definisse un minimo di abilità da
parte del cuoco. E invece niente, avanzi avevo e con gli avanzi mi
dovrò arrangiare. Strano come sia accaduto tutto quanto, in fretta,
pochi anni, e al mio calderone quasi vuoto si sono aggiunti un sacco
di avanzi anche non miei. Intanto io mescolo. E l'acqua bolle. Ogni
tanto assaggio, e non mi sembra mai ancora pronto. E mi dico che in
fondo forse manca ancora poco...è quasi ora di togliere dal fuoco,
sennò si brucia. Eppure ogni volta che assaggio mi sembra sempre che
manchi ancora qualcosa.
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