mercoledì 2 gennaio 2013

Malata immaginaria

Sono andata in visita dal ginecologo, ma non c'era il medico che mi visita di solito. 
C'era un tizio mai visto prima che mi ha visitata e rassicurata del fatto che non ho niente che giustifichi dolori e svenimenti. 

Sono stanca di essere rassicurata.
Sono stanca di sentirmi dire che è tutto nella mia testa.
Sono stanca di sentirmi dire cose ridicole, come che devo fare più cacca. La gente non sviene perché deve fare la cacca.
E il 2 gennaio, dopo una settimana di bagordi, di pranzi di natale, in cui mi sono ingozzata di cibi pesantissimi, di raclette e di cioccolate calde, mi vengono a dire che ho l'intestino un po' pieno.
NO! MADDAI??


Io voglio avere qualcosa. Ho un disperato bisogno di avere qualcosa. Non fraintendetemi, non è per fare la vittima (quello so farlo anche senza la scusa della malattia). 

Ho bisogno che trovino un polipo, un tumore, una massa, una cosa fisica, identificabile e isolabile dal resto di me, un oggetto maligno che sia asportabile, eliminabile, targhettabile col napalm e con le bombe h.
Ho bisogno di un gesto definitivo che mi possa far passare il dolore, e dopo il quale potrò stare di nuovo bene, essere di nuovo me stessa e tornare a lamentarmi di altre cose più stupide come il tempo, i litigi con Leu, i brufoli sulla faccia.

Non pretendo di non avere problemi, ma voglio tornare ad avere dei problemi normali.

Quando sei bambino e ti ammali, o ti sbucci un ginocchio, piangi e sembra chissà cosa, ma i tuoi sono lì per te e sanno esattamente cosa fare per farlo passare.
Come si sentirebbe quel bambino, se la mamma gli guardasse il ginocchio insanguinato senza sapere cosa fare? se andassero sal dottore e gli dicessero che la sbucciatura è nella sua testa, e che sente bruciare perché si spaventa troppo quando cade?
Io mi sento così tutti i giorni.

Non importa quanto i miei partner mi amino, nessuno sa come aiutarmi. Nessuno.
E i medici che dovrebbero saperlo non mi credono.


Ho bisogno che ci sia quel qualcosa di preciso da far passare. Un male da poter scacciare.
Una soluzione per non doverci pensare mai più.
Sono stanca di essere senza speranza. Di continuare ad andare a tentoni, di pensare " forse se mangio più verdure andrà via. Forse se faccio tutto il viaggio seduta, invece di lasciare il mio posto sul bus a quella vecchietta, non sverrò per strada quando scendo. Forse se dormo da questo lato mi farà meno male l' ovaio. Forse oggi è meglio non fare sesso, che poi mi fa male. Forse se mi siedo un attimo mi passerà. E se poi faccio tutto, e come al solito non cambia un cazzo? Se non passa proverò quest' altra cosa, e poi questa, e questa ancora. Ci DEVE essere qualcosa che funzioni!" 


La verità è che non c'è niente che io possa fare per guarire. Ci sono solo tanti piccoli accorgimenti che posso prendere per soffrire un po' meno. Una soluzione vera non esiste.
I medici questo lo sanno, e cercano di minimizzare per non farmi deprimere troppo, ma ottengono l' effetto contrario. Non mi sento presa sul serio, creduta, rispettata.
Sono in preda allo sconforto e ogni volta che cerco di spiegare come mi sento è sempre più difficile, perché ho paura di incontrare un muro e le parole non escono più.

Non so neanche più cosa provo. O a chi interessa saperlo.
Continuo a dire "sto bene" anche quando sono a letto coi crampi, perché mi sto abituando a stare male, e quella sta diventando la mia norma, il mio "stare bene".
Finché non mi ricoverano di nuovo, penso, vuol dire che sto bene. Invece semplicemente sto male, ma non abbastanza da avere paura. Non abbastanza da giustificare un ricovero.
La mia malattia è come uno stalker: Nessuno interverrà prima che colpisca, si sveglieranno tutti quando sarà troppo tardi.


Ci sono tante malattie peggiori della mia e questo mi fa sentire pure in colpa, non sento di avere neanche il diritto di sentirmi malata, mi sento trattare con sufficenza dagli adulti stanchi di dovermi rassicurare, come una bambina che fa i capriccetti .

Sono arrabbiata e confusa.
Mentre il medico mi diceva le solite cose su alimentazione sana, fare sport e pensare positivo, e mi faceva il gesto di picchiettarsi la testa col dito divertito, mentre mi apostrofava dicendomi di tornare a lavorare e a studiare, mi saliva la bile e volevo tanto, tanto prenderlo a cazzotti.

Magari come "attività fisica" inizio un corso di kick-boxing. 

O di autodifesa dagli imbecilli.
Più cacca, devo fare... Ma vaffanculo.
Tutta sulla sua scrivania, gliela faccio.


Il riassunto del Capodanno (andato benone, anche se dal mio umore di oggi non si direbbe) è rinviato a quando mi passa l'incazzatura.


Buon 2013 a tutti.
b

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