lunedì 15 agosto 2011

Timidezza



...e comunque non è detto che ci piacciamo.” (cit.)

Il caldo a Ferragosto è insopportabile. Io per fortuna ho avuto di che distrarmi, anche se l' effetto è stato di avere ancora più caldo.
Un ragazzo meraviglioso è venuto a dormire a casa nostra, ieri sera.
Sento ancora il suo odore sul cuscino e sulle lenzuola, che purtroppo dovremo mettere a lavare perché in agosto si suda veramente troppo, in tre su un matrimoniale.
Ho provato una forte stretta al cuore quando ci siamo salutati con un bacio in stazione, con il proposito di rivederci presto, impegni vari permettendo.

Ancora non mi capacito di avere trovato una persona con cui vado così d'accordo e che mi piace così tanto, e soprattutto che pare proprio ricambiare i miei sentimenti con la stessa intensità.
Se penso che fino a una settimana fa non riuscivo neanche a fare mezzo discorso sensato in sua presenza, poter appoggiare la testa al suo petto e sentire il battito del suo cuore ha qualcosa di miracoloso.

Mi riporta a quando ho iniziato a frequentare Moreno. Sembra davvero troppo bello per essere vero. Solo che con Moreno avevo praticamente già vinto, perché mi aveva chiaramente detto, prima via mail e poi di persona, che io sono il tipo di ragazza con cui vorrebbe stare.

Lui invece aveva detto sì che ero bella, ma la cosa mi è stata riferita da altri.
Io invece, come sempre quando incontro le persone che mi prendono di più, non avevo avuto chissà quale prima impressione grandiosa, di lui. Mi sembrava una di quelle persone che non capisci se sono stanche o incazzate. Non male fisicamente, ma non è che per me sia mai stato importantissimo.

Sempre da altri, mi era stato spiegato che tipo di persona era, e mi era stata messa una pulce nell' orecchio: sembrava una persona degna di nota, non solo per le sue idee o per ciò che faceva. Pare fosse uno di quei poly “naturali” che sembra solo gli altri incontrino, e mai tu.
Insomma, un essere interessante sotto molti punti di vista. Una bestia rara. Era davvero così?
Ero curiosa.
Volevo conoscerlo.

Non frequentando molti posti o persone in comune, ed essendo io una terribile imbranata in posti pieni di gente che conosco poco, ho deciso di provare a comunicare in un ambiente neutrale e asettico come la rete.
Una scelta vigliacca, lo so, ma necessaria. La gente crede che le persone ricorrano a internet per supplire una più o meno marcata distanza fisica, mentre invece spesso può servire a rompere il ghiaccio anche col vicino di casa...

E' stato strano, ma anche bello, avere un “approccio virtuale” con una persona che avevo già incontrato nella realtà, ma che per una serie di motivi mi sembrava poco accessibile nella vita di tutti i giorni.
Mi ha permesso di mettere da parte un po' delle mie paure, di parlare di me con la possibilità di rileggere e correggere prima di spedire qualche minchiata, ma con molti meno tempi di attesa di una lettera, e senza i silenzi un po' imbarazzanti delle telefonate.

Ho provato molta rabbia verso me stessa nel constatare che, nonostante questa agevolazione, quando lo guardavo non ero comunque in grado di sostenerne lo sguardo, e non sapendo come comportarmi in sua presenza cercavo di rilassarmi coccolando animali domestici a caso, invece di parlargli.

Gli interessavo davvero? In fondo trovarmi attraente non vuol dire niente, non sapeva nulla di me, e scrivermi “mi piacerebbe parlare di queste cose con te” non equivale sempre a “mi piaci”.
La verità è che dopo le brutte esperienze legate a Capodanno, non volevo più correre il rischio di illudermi che qualcuno potesse corrispondere i miei sentimenti.

Anche quando ormai era palese che anche io gli piacevo, ero comunque bloccata dal semplice fatto che lui fosse lì.
Un muro invisibile mi sbarrava la strada e mi impediva di avvicinarmi a lui.
Per quanto possa suonare assurdo a chi mi conosce in altri frangenti, io sono una Timida con la T maiuscola.

Mentre ero in campeggio in Croazia ho letto un libro sull' argomento. Non uno dei soliti manuali che insegnano metodi per vincere la timidezza, ma un libro che semplicemente indaga le cause evoluzionistiche e biologiche, oltre che ambientali e psicologiche, che stanno dietro a questa caratteristica.
E sapere che la timidezza non è qualcosa da “curare” o “superare”, ma qualcosa che va semplicemente accettato, mi ha tolto un mattone dal petto.

Mi sono sempre sentita difettosa per non essere in grado di affrontare determinate situazioni, come dover parlare in pubblico, dover sostenere un esame orale o delle conversazioni con persone che conoscevo poco, dover parlare con franchezza di quello che provavo, dover interagire con persone che trovavo attraenti o per cui provavo ammirazione.

Le persone, prese una alla volta, mi piacciono e mi incuriosiscono molto, mi piace l' idea di poter imparare cose nuove da loro. Starei ore ad ascoltarle, osservarle, addirittura studiarle. Ma la gente, la gente invece no, non mi piace affatto. La gente mi esaurisce.
E per me, anche solo un gruppo maggiore di 3-4 persone alla volta, è già “gente” ....
Spesso dentro di me si consuma una spietata lotta all' ultimo sangue tra curiosità e timidezza, che mi lascia segni molto profondi.

Ho sempre sofferto molto per non essere all'altezza delle aspettative altrui, ma ancor più strano e terribile era volermi nascondere per gli elogi, per i buoni voti, per le attenzioni ricevute, per i complimenti. Ero lo stereotipo della bambina che affonda la faccia nella gonna della mamma appena uno sconosciuto le rivolge la parola.

Ed eccomi lì, a 27 anni sdraiata su un tappeto in una sera d'agosto, ad affondare la faccia nella felpa di un ragazzo che mi piace come se fosse la gonna di mia madre. Aggrappata come un cucciolo di koala ad un ragazzo più giovane di me di qualche anno, ma davanti al quale mi sento così piccola..mi sentivo al sicuro e terrorizzata al tempo stesso.

Mi ci è voluta un'infinità per sbloccarmi. Cercavo la sua pelle sotto i vestiti, cercavo le coccole, volevo fargli capire in qualche modo che mi piaceva, volevo dare e ricevere conferme, ma non riuscivo ad alzare lo sguardo per incrociare il suo.
Perché se lo avessi fatto, avrei dovuto parlargli.
Mi mancava il coraggio e non respiravo quasi, per paura di esistere.

Vedere che Moreno, invece, era abbastanza “ben avviato” sul divano con un' altra ragazza, non solo non mi aiutava, ma anzi, mi riempiva di invidia: perché per loro era così facile? Perché per le persone come me è così difficile anche solo dire “mi piaci” , ed è invece così facile capirlo osservandomi? Perché dovevo sentirmi così impotente, e subire passivamente le mie emozioni, senza poterle esprimere?
Non è giusto..” pensava la bambina con la faccia dietro la gonna della mamma.

Ricordo che ho preso un po' di coraggio, ho riempito i polmoni di lui, e ho alzato la testa, cercando il suo viso, incrociando il suo respiro, e finalmente, dopo un tempo interminabile, ho sfiorato la sua guancia con un sussulto.

Ci siamo baciati a lungo prima che io riuscissi a muovermi di nuovo. Prima solo a stampo, come due ragazzini, poi baci sempre più intensi e profondi.
Le nostre mani ci scorrevano addosso, esplorandoci, sfiorandoci, cercandoci, graffiandoci per ricordarci di essere vivi, qui e ora.
Quando alla fine siamo arrivati a spogliarci, l' aurora filtrava dalle finestre.

Non so come descrivere quello che ho provato in quei momenti.
Le parole sono così imperfette quando si tratta di raccontare i sentimenti che ci legano agli altri...
Ero felice, ero incredula, ero euforica, ero serena. Mi sentivo spaventata e coraggiosa, fragile e forte insieme.

Il pavimento mi levigava le ossa, ma non mi importava. Quel momento bellissimo in cui ho fatto l'amore con un ragazzo fantastico su di un tappeto, una notte di agosto, non me lo scorderò mai. Perché io non riesco a dire che abbiamo fatto sesso, quando ci penso, quando ne parlo, quando ogni tanto mi torna in mente e mi stringo in me stessa per l' emozione. Per me quella notte abbiamo fatto l'amore. Per quanto possa fare paura dirlo di una persona che conosco ancora così poco...

L'alba era già sorta prima che qualcuno suggerisse di spostarci tutti e 4 su una superficie più morbida.

La lavatrice ha finito il suo ciclo. Anche se quello che c'è stato viene lavato via, i nostri ricordi non sbiadiscono al sole e il loro odore ci rimane dentro.
Spero che molti altri ricordi ancora potranno formarsi sopra a quelli, visto che non ho nessuna intenzione di perdere l'occasione di costruire un rapporto con una persona che mi fa stare così bene.

Buon Ferragosto a tutti!
Spero che lo abbiate passato bene come me...