sabato 2 marzo 2013

Conseguenze filosofiche di un Corso di Cucina(ossia guardatemi usare metafore culinarie ad cazzum)



C'è un pesante pentolone ripieno d'acqua che bolle sopra al fuoco della mia vita. Io ci sto sopra e mescolo. I moti convettivi portano a galla tutto ciclicamente, gioie, dolori, ricordi, insegnamenti. Ogni tanto una bolla particolarmente grossa schizza alcune gocce del liquido denso fuori dal pentolone, e si spiaccica a terra, dimenticato in pochi attimi. Intanto continuo ad aggiungere ingredienti al calderone e più ne aggiungo più sento che avrei voluto usare meno ingredienti per questa ricetta. Non vorrei finire con una ribollita, preferivo un risotto in bianco, ma almeno fatto bene. Qualcosa che definisse un minimo di abilità da parte del cuoco. E invece niente, avanzi avevo e con gli avanzi mi dovrò arrangiare. Strano come sia accaduto tutto quanto, in fretta, pochi anni, e al mio calderone quasi vuoto si sono aggiunti un sacco di avanzi anche non miei. Intanto io mescolo. E l'acqua bolle. Ogni tanto assaggio, e non mi sembra mai ancora pronto. E mi dico che in fondo forse manca ancora poco...è quasi ora di togliere dal fuoco, sennò si brucia. Eppure ogni volta che assaggio mi sembra sempre che manchi ancora qualcosa.

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