domenica 6 gennaio 2013

Che palle, le gerarchie!


Mi è più facile parlare di ruoli che di gerarchie.
L' idea di stilare una Hitlist poly, oltre a suonarmi superficiale e offensivo nei loro confronti, mi sembra non rendere giustizia al mio modo di vedere le relazioni.
Abbiamo parlato già di scale mobili relazionali e di come il partner abbia una posizione assolutizzante e totalizzante all' interno del rapporto monogamo classico.

Molti poli propongono una struttura alternativa per le proprie relazioni, che è quella della distinzione tra partner primario e secondario. Alcuni per motivi pratici, altri perché sono convinti di poter fare sesso con molte più persone di quante ne possono amare (che secondo me già non è più “poliamore”, ma vabbeh, ognuno ha la sua definizione di poliamore, e il mondo è bello perché è vario...)
A me suona bruttissima la distinzione tra primario e secondario, non solo perché mi dà l'idea che ci sia sempre qualche partner più sacrificabile di altri, ma anche perché mi dà l' idea che ci sia una persona più importante a cui sento che dovrei/vorrei dedicarmi maggiormente al posto di suddetti secondari, e che ha priorità su tutto il resto. Ma  forse dovrei parlarne in un post a parte.


il mio problema (o la mia fortuna) è non esser mai vissuta in un ambiente dove ci fossero gerarchie molto ben definite.
Mio padre non è mai stato il classico capofamiglia autoritario, era più che altro un inventore un po' svampito e dotato di un forte senso dell'umorismo, mentre mia madre, pur essendo molto solida e di carattere, ha sempre preferito sfinirci di prediche che menar le mani o punirci. Insomma, non posso dire che nessuno dei miei genitori “portasse” propriamente “i pantaloni”, come si dice (grazie a dio). 
Anzi, il più bacchettone, in famiglia, è sempre stato mio fratello. Fin da piccolo.
Era uno spasso vedere lui, bambino, rimproverare severamente loro, adulti, per acquisti errati o altre azioni che competono un genitore!
Insomma, non c'è mai stato nessuno al comando, e il timone lo tenevano un po' tutti, insieme o a turno.

Questo non vuol dire che non assegni ruoli molto specifici ai  miei partner. 
Solo che invece di posizionarli su un podio, cerco di metterli tutti allo stesso livello di importanza. 
Preferisco un posizionamento orizzontale più che verticale, ed in fatto di rapporti, più che per priorità, ragiono per ruoli e per competenze, perché lo trovo più funzionale e utile.

Visto che cerco sempre di organizzarmi dal punto di vista pratico, ogni volta che conosco qualcuno, cerco di capire che "utilità" questa persona avrà nella mia vita. Non nel senso di "come potrò sfruttarlo", ovviamente, ma nel senso di "cosa possiamo imparare l' uno dall' altro, come possiamo condividere la nostra esperienza e le nostre capacità".
Come dicevo nel post in cui paragonavo le relazioni poli a un party di un gioco di ruolo, ognuno ha abilità differenti, le quali, combinate insieme, ci permettono di affrontare le difficoltà che ci si parano davanti.

In ogni paragone che mi viene fatto sulle relazioni poli, c'è sempre qualche discrepanza:
Non posso paragonarci a un gruppo musicale, a una squadra o ai personaggi di un libro, perché c'è sempre un frontman, un capitano, un protagonista, insomma tutti gli altri personaggi, per quanto essenziali dal punto di vista tecnico, non spiccano altrettanto e non vengono catturati dai media allo stesso modo. La nostra società è tutta strutturata così, porta a voler essere il più popolare, il primo della classe, a voler eccellere sugli altri in un' unica cosa, piuttosto che a unire le forze per un obiettivo comune, a volersi uniformare, piuttosto che a valorizzare le proprie differenze.
E questo l'ho sempre trovato difficile da digerire.
In qualsiasi ambito.

Mi infastidiscono sia figura del leader o del personaggio carismatico, sia il fatto che ai personaggi secondari vengano dati ruoli, appunto, minori. Come se fossero esseri di serie B.

Per questo adoro le raccolte di racconti o i romanzi corali, o quelle serie in cui si alternano scene con i diversi protagonisti, e in cui si riesce a dare a tutti la stessa importanza. 
Se mai prenderà piede una narrativa poli, io spero che la molteplicità delle relazioni venga resa così: tenendo conto della storia e del punto di vista di ogni singolo protagonista.
Vorrei che ogni persona si sentisse protagonista della propria storia, centro del proprio microcosmo, e venisse riconosciuta tale anche dagli altri.

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